A two-day seminar on Recent Case Law of the European Court of Human Rights in Family Law Matters, organised by the Academy of European Law (ERA), will take place in Strasbourg on 11 and 12 February 2016.
This seminar will provide participants with a detailed understanding of the most recent jurisprudence of the European Court of Human Rights (ECtHR) related to family law matters. The spotlight is centred on Article 8 (respect for private and family life) in conjunction with Article 14 (prohibition of discrimination) and Article 12 (right to marry). The case law of the ECtHR concentrates not only on the legal implications but also on social, emotional and biological factors.
Speakers include Thalia Kruger (Univ. Antwerp) and Maria Elisa D’Amico (Univ. Maastricht).
For more information see here.
È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 24 dicembre 2015 il regolamento (UE) 2015/2421 del 16 dicembre 2015, che modifica il regolamento n. 861/2007, istitutivo del procedimento europeo per le controversie di modesta entità, e il regolamento n. 1896/2006, istitutivo del procedimento europeo di ingiunzione di pagamento (si veda da ultimo, sulla revisione dei due strumenti, questo post).
Queste le novità principali per quanto riguarda i c.d. small claims.
(a) Viene estesa, innanzitutto, la portata applicativa del regolamento n. 861/2007. Le controversie “di modesta entità” sono ora definite tali in relazione ad una soglia di valore che passa dai 2.000 ai 5.000 Euro.
(b) Quanto al procedimento, che per principio rimane scritto, è previsto che il giudice fissi un’udienza “esclusivamente se ritiene che non sia possibile emettere la sentenza sulla base delle prove scritte o su richiesta di una delle parti” e che una richiesta tesa a questo scopo possa essere rigettata solo se il giudice “ritiene che, tenuto conto delle circostanze del caso, un’udienza sia superflua per l’equa trattazione del procedimento” (il testo tuttora in vigore prevede, più genericamente, che il giudice proceda a un’udienza “se lo ritiene necessario o su richiesta di una delle parti”, potendo rigettare una tale richiesta “se ritiene che, tenuto conto delle circostanze del caso, un’udienza sia manifestamente superflua per l’equa trattazione del procedimento”). È incentivato l’uso della videoconferenza e di analoghe tecnologie. Norme più specifiche sono introdotte, poi, con riguardo all’assunzione delle prove nonché in tema di notifiche e comunicazioni.
(c) Le spese di giustizia richieste dai singoli Stati membri “non devono essere sproporzionate e maggiori di quelle applicate ai procedimenti giudiziari nazionali semplificati nello stesso Stato membro”. Agli Stati membri viene comunque chiesto di provvedere “affinché le parti possano pagare le spese di giudizio con mezzi di pagamento a distanza, che consentano alle parti di effettuare il pagamento anche da uno Stato membro diverso da quello in cui ha sede l’organo giurisdizionale”, dovendo essere offerta almeno almeno una delle seguenti modalità di pagamento: bonifico bancario, pagamento con carte di credito o debito, addebito diretto sul conto corrente dell’attore.
(d) La procedura di riesame della sentenza in casi eccezionali è ora consentita al convenuto a cui non è stato notificato il modulo di domanda o, nel caso si sia tenuta un’udienza, se il convenuto stesso non è stato citato a comparire a tale udienza in tempo utile e in modo tale da consentirgli di provvedere alla propria difesa. In alternativa, il riesame rimane ammissibile se il convenuto non ha avuto la possibilità di contestare la domanda a causa di forza maggiore o di circostanze eccezionali a lui non imputabili. Il termine per chiedere il riesame, sin qui ancorato a un parametro generico (“purché agisca tempestivamente”) viene fissato in 30 giorni, decorrenti “dal giorno in cui il convenuto ha avuto effettivamente conoscenza del contenuto della sentenza ed è stato posto nelle condizioni di agire, al più tardi dal giorno della prima misura di esecuzione avente l’effetto di rendere i suoi beni indisponibili in tutto o in parte”. Viene poi garantita, in caso di annullamento della sentenza a seguito dell’accoglimento della richiesta di riesame, la salvezza degli effetti della domanda: ai sensi del nuovo art. 18, par. 3, secondo comma, “l’attore non perde i benefici di un’interruzione dei termini di prescrizione o decadenza ove tale interruzione si applichi ai sensi del diritto nazionale”.
(e) Si prevede adesso che le conciliazioni approvate da un organo giurisdizionale o concluse dinanzi a un organo giurisdizionale nell’ambito del procedimento europeo per le controversie di modesta entità e aventi efficacia esecutiva nello Stato del foro “sono riconosciute ed eseguite in un altro Stato membro alle stesse condizioni delle sentenze emesse nell’ambito del procedimento europeo per le controversie di modesta entità”.
Passando alle innovazioni relative al regolamento n. 1896/2006 sul procedimento europeo di ingiunzione di pagamento, è ora previsto che, in caso di tempestiva opposizione, il procedimento prosegua “dinanzi ai giudici competenti dello Stato membro d’origine” secondo il procedimento europeo per le controversie di modesta entità, laddove applicabile, oppure in conformità con “un rito processuale civile nazionale appropriato”.
Spetterà al ricorrente precisare, nella domanda di ingiunzione, quale di queste procedure debba essere seguita in caso di opposizione alla sua domanda nel successivo procedimento civile qualora il convenuto presenti opposizione all’ingiunzione di pagamento europea.
In mancanza di tale indicazione, o qualora il ricorrente abbia chiesto che si applichi il procedimento europeo per gli small claims a una controversia che non rientra nel campo di applicazione di tale regolamento, “il procedimento viene trattato secondo l’appropriato rito civile nazionale, a meno che il ricorrente non abbia esplicitamente chiesto che tale mutamento di rito non avvenga”.
Le modifiche prefigurate dal nuovo regolamento saranno applicabili a decorrere dal 14 luglio 2017.
Il volume n. 375 del Recueil des cours de l’Académie de Droit International de la Haye, uscito a Novembre 2015, comprende, fra gli altri, uno scritto di Ted M. de Boer intitolato Choice of Law in Arbitration Proceedings.
[Dal sito dell’editore] – Contrary to national courts, arbitral tribunals are not bound to local rules of private international law: there is no lex fori determining the choice-of-law issues that may be raised in arbitration proceedings. Arbitrators are thus faced with the problem of choosing (a) the law governing disputes on the existence and validity of arbitration agreements, (b) the law governing the merits of the case, and (c) the law governing the proceedings as such. Most of these problems could be solved by an express choice of law by the parties. However, apart from the question of whether such a choice is valid and permissible and which law applies to that issue, the principle of party autonomy is of no avail in the absence of a (valid) agreement on the applicable law. In this course, various solutions to the choice-of-law problems that may arise in arbitration proceedings are discussed and evaluated.
Ulteriori informazioni sull’intero volume, compresi gli indici degli articoli, sono disponibili a questo indirizzo.
Regular readers of the blog will know I do not easily stray from the legal menu. When I do, it has to be for something extraordinary. Master in the kitchen is just that, for it takes away all excuses not to spend time with family and friends preparing and enjoying great food produce. (Instead of just food products). Plus the site’s photography offers a lot of eye candy.
To all readers, Merry Christmas or alternative seasons’s greetings.
Geert.
Leuven Law is recruiting 2 full-time chairs, at professorial level (the actual grade in which the chair will be appointed will depend on candidates’ experience) in both EU institutional and constitutional law, and public international law. The latter is a joint appointment with Open University of The Netherlands.
Questions on the chairs can be put to the dean (see the chair notice) however as Head of the Department of International and EU law, I am happy to entertain queries, too: preferably after the Christmas break for there is no rush. Deadline for applications is 10 March, 2016.
Geert.
Jana Felicia Dickler, Schiedsgerichtsbarkeit und Reform der EuGVVO – Standort Europa zwischen Stagnation und Fortschritt, Mohr Siebeck, 2015, ISBN 9783161539862, pp. 241, Euro 69.
[Dal sito dell’editore] Schiedsgerichtsbarkeit ist die wohl bekannteste und auch wirtschaftlich bedeutendste Möglichkeit außergerichtlicher Konfliktbewältigung. Trotzdem bestehen in weiten Teilen Überschneidungsbereiche zur staatlichen Gerichtsbarkeit. Um als Standort Europa auch in Zukunft wettbewerbsfähig zu sein, müssen aus gesetzgeberischer Perspektive für diesen Bereich der alternativen zivilrechtlichen Streitbeilegung adäquate normative Rahmenbedingungen geschaffen werden. Vor diesem Hintergrund beleuchtet Jana Dickler den über zehnjährigen Reformprozess, den das maßgebliche europäische Regelungsinstrument auf dem Gebiet zivilrechtlicher Verfahrenskoordinierung – die EuGVVO – durchlaufen hat, und bewertet das Ergebnis mit Blick auf die konfliktträchtigen Überschneidungsbereiche zwischen staatlicher und Schiedsgerichtsbarkeit um auf dieser Grundlage einen eigenen Lösungsvorschlag zu entwickeln.
Per ulteriori informazioni si veda qui.
The CJEU (General Court) sided with Sweden in T-521/14, concerning the failure, by the Commission, to adopt measures concerning the specification of scientific criteria for the determination of endocrine-disrupting properties.
To improve the free movement of biocidal products in the EU, while ensuring a high level of protection of human and animal health and the environment, the EU adopted Regulation 528/2012 concerning the making available on the market and use of biocidal products. It sets out the active substances which, in principle, cannot be approved. They include active substances which, on the basis of criteria to be established, are regarded as having endocrine-disrupting properties which may be harmful to humans, or which have been designated as having those properties. It also provides that, by 13 December 2013 at the latest, the Commission was to adopt the delegated acts as regards the specification of the scientific criteria for the determination of endocrine-disrupting properties.
The EC cited criticism following its presentation of draft scientific criteria, as well as the need to make the various possible solutions subject to an impact assessment. The CJEU first of all held that the Commission had a clear, precise and unconditional obligation to adopt delegated acts as regards the specification of the scientific criteria for the determination of the endocrine-disrupting properties and that that was to be done by 13 December 2013.
With respect to the impact assessment, the General Court finds that there is no provision of the regulation which requires such an impact analysis. What is more, even if the Commission ought to have carried out such an impact analysis, that does not in any way exonerate it, in the absence of provisions to that effect, from complying with the deadline set for the adoption of those delegated acts.
I like this judgment (it will no doubt be appealed by the EC). It reinforces the need to respect clearly defined dates and deadlines. And it takes a bit of the shine off impact assessments, the duration, extend, and lobbying of which can often lead to death by impact analysis.
Geert.
I have referred repeatedly in the past to an inevitable attraction which some find in harmonising private, incuding contract law, in the Member States. The Common European Sales Law (CESL) proposal is dead, and for good reason. Its demise however has not led to the European Commission leaving the path of harmonisation in contract law. The EC has now selected bits and pieces of the CESL approach which it reckons might pass Member States objections. The proposed ‘fully harmonised’ rules on e-commerce formally do not close the door on party autonomy in the contracts under their scope of application. Yet in forcing regulatory convergence top-down, the aim is to make choice of law for these contracts effectively nugatory.
The EC itself formulates it as follows (COM(2015)634, p.1:
“This initiative is composed of (i) a proposal on certain aspects concerning contracts for the supply of digital content (COM(2015)634 final), and (ii) a proposal on certain aspects concerning contracts for the online and other distance sales of goods (COM(2015)635 final). These two proposals draw on the experience acquired during the negotiations for a Regulation on a Common European Sales Law. In particular, they no longer follow the approach of an optional regime and a comprehensive set of rules. Instead, the proposals contain a targeted and focused set of fully harmonised rules.”
Consequently the same proposal reads in recital 49 ‘Nothing in this Directive should prejudice the application of the rules of private international law, in particular Regulation (EC) No 593/2008 of the European Parliament and of the Council and Regulation (EC) No 1215/2012 of the European Parliament and the Council‘: that is, respectively, Rome I and Brussels I Recast’.
Consequently and gradually, choice of law for digital B2C contracts becomes redundant, for the content of national law converges. Support for this in my view is not rooted in fact (the EC’s data on the need for regulation have not fundamentally changed since its doomed CESL proposal), neither is it a good development even for the consumer. National consumer law is able to adapt, often precisely to the benefit of the consumer, through national Statute and case-law. Turning the EU regulatory tanker is much more cumbersome. The circular economy, recently often debated, is a case in point. Many national authorities point to limitations in contract law (incuding warranty periods and design requirements) as an obstacle to forcing manufacturers, including for consumer goods, to adopt more sustainable manufacturing and distribution models. The EC’s current proposals do no meet those challenges, rather, they obstruct them.
Geert.
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