Con sentenza depositata il 15 giugno 2015, il Tribunale di Firenze si è pronunciato su una domanda di scioglimento del matrimonio presentata con ricorso congiunto da una donna italiana e dal marito di cittadinanza italiana e marocchina.
I coniugi — non previamente separati, senza prole — avevano dato atto nella domanda di aver rinunciato, l’uno nei confronti dell’altro, a qualsiasi pretesa economica avente causa nel vincolo coniugale.
La decisione dedica poche battute alla questione della competenza giurisdizionale. La giurisdizione, si afferma, “appartiene al giudice italiano dal momento che la vita familiare si è svolta in Italia e che il marito ha la doppia cittadinanza, mentre la moglie è cittadina italiana”.
Questa terminologia sembra evocare gli articoli 31 e 32 della legge 31 maggio 1995 n. 218, di riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato. Tali norme, in realtà, sono prive di rilievo ai fini della verifica della giurisdizione in un caso come quello in esame. L’art. 31 della legge è irrilevante perché si tratta di una norma di per sé deputata a risolvere un conflitto di leggi, non a delimitare l’ambito della giurisdizione italiana. L’art. 32 è irrilevante perché, negli Stati membri dell’Unione europea, il ricorso alle norme interne che disciplinano la giurisdizione in materia matrimoniale è oramai consentito solo alle condizioni di cui agli articoli 6 e 7 del regolamento n. 2201/2003 (Bruxelles II bis), estranee al caso di specie.
La conclusione cui perviene il Tribunale, in punto di giurisdizione, coincide comunque con quella desumibile dal regolamento ora citato, e segnatamente dall’art. 3, par. 1, lett. a), trovandosi in Italia, come si evince dalla sentenza, la residenza (abituale?) di entrambi i coniugi (si noti che, in caso di domanda congiunta, il giudice adito può dichiararsi provvisto di giurisdizione quando risieda abitualmente nel paese del foro anche uno solo dei coniugi: così il quarto trattino della disposizione menzionata da ultimo).
Affermatosi competente a pronunciarsi sulla domanda di scioglimento del matrimonio, il Tribunale di Firenze non sembra interrogarsi sulla propria legittimazione a prendere cognizione anche dei connessi profili alimentari.
Il quesito, ad avviso di chi scrive, avrebbe invece meritato di essere affrontato in modo specifico. Sembra infatti di capire che i coniugi — lungi dall’escludere dall’oggetto del processo, con le proprie reciproche rinunce, gli aspetti patrimoniali della crisi — abbiano chiesto al giudice di dichiarare lo scioglimento del vincolo alle condizioni economiche da essi pattuite. Ne è prova il dispositivo della sentenza, che pronuncia il divorzio, per l’appunto, “alle condizioni stabilite dalle parti con il ricorso”.
Una simile statuizione presuppone la sussistenza in capo al giudice adito di uno specifico titolo di giurisdizione, ulteriore e diverso rispetto a quello ricavato dal regolamento Bruxelles II bis, dato che tale regolamento espressamente esclude le obbligazioni alimentari, nel suo art. 1, par. 3, lett. e), dalla propria sfera di applicazione materiale.
Anche sotto questo aspetto, peraltro, la decisione fiorentina perviene a una conclusione conforme alle norme pertinenti, da identificarsi nel regolamento n. 4/2009 sulle obbligazioni alimentari, risultando perfezionato nel caso di specie più di uno dei titoli di giurisdizione previsti in tale strumento.
Venendo ai conflitti di leggi, il Tribunale identifica anzitutto la normativa pertinente nel regolamento n. 1259/2010 sulla legge applicabile al divorzio e alla separazione personale (Roma III).
Si legge nelle motivazioni che, nei giorni immediatamente precedenti la presentazione del ricorso, i coniugi avevano convenuto, tramite scrittura privata, di assoggettare il divorzio alla legge marocchina.
Il Tribunale, rilevata la validità formale dell’accordo ai sensi dell’art. 7 del regolamento Roma III, ritiene che la scelta della legge marocchina rientri fra le opzioni offerte ai coniugi dall’art. 5 dello stesso regolamento, prevedendosi in particolare all’art. 5, par. 1, lett. c), che una scelta di legge possa cadere, in questo campo, su “la legge dello Stato di cui uno dei coniugi ha la cittadinanza al momento della conclusione dell’accordo”.
Sul punto, la sentenza non sembra attribuire alcun rilievo al fatto che il marito, al momento dell’accordo, possedesse, oltre alla cittadinanza marocchina, anche la cittadinanza italiana.
Il passaggio avrebbe forse meritato una riflessione. Il regolamento Roma III omette, infatti, di chiarire come vadano intesi i riferimenti che esso fa allo status civitatis dei coniugi allorché questi possiedano due o più cittadinanze. Nel considerando n. 22 del regolamento si legge che quando, “ai fini dell’applicazione della legge di uno Stato, il presente regolamento si riferisce alla cittadinanza quale fattore di collegamento, la problematica dei casi di cittadinanza plurima dovrebbe essere disciplinata dalla legislazione nazionale, nel pieno rispetto dei principi generali dell’Unione europea”.
Difficile, alla luce di ciò, in un caso di doppia cittadinanza che coinvolga la cittadinanza di uno Stato membro e quella di uno Stato terzo, eludere in Italia la questione della rilevanza, o meno, dell’art. 19, comma 2, della legge n. 218/1995, ai sensi del quale, se la persona a cui è riferito il criterio di collegamento possiede più cittadinanze, “si applica la legge di quello tra gli Stati di appartenenza con il quale essa ha il collegamento più stretto”, con la precisazione che, se tra queste cittadinanze vi è quella italiana, “questa prevale”.
Ricercando nel diritto marocchino le norme che fissano i presupposti dello scioglimento del matrimonio, il Tribunale di Firenze rileva che l’art. 114 del Codice marocchino della persona e della famiglia (Mudawwana), del 2004, consente ai coniugi di chiedere di comune accordo lo scioglimento del vincolo coniugale sul solo fondamento della comune volontà di porre fine alla relazione. Il divorzio, in base alle norme marocchine considerate dal Tribunale, può essere chiesto con o senza condizioni, purché tali condizioni non siano in contrasto con le norme del Codice e non siano incompatibili con gli interessi dei figli.
Il diritto del Marocco, osserva il Tribunale, prefigura dunque la possibilità di un immediato scioglimento del matrimonio senza preventiva separazione e senza che occorra accertare la sussistenza di “motivi specifici che giustifichino la recisione del vincolo coniugale”.
La decisione fiorentina ritiene di poter trarre dal diritto marocchino anche le indicazioni pertinenti per pronunciarsi sulle condizioni economiche del divorzio (e dunque, nella specie, sull’ammissibilità delle reciproche rinunce fatte constare dai coniugi). Senonché, analogamente al regolamento Bruxelles II bis, anche il regolamento Roma III dichiara, all’art. 1, par. 2, lett. g), di non volersi occupare di obbligazioni alimentari, lasciando ogni determinazione in proposito al citato regolamento n. 4/2009 (che la sentenza non cita neppure a questo proposito). Quest’ultimo, per quanto concerne i conflitti di leggi, rinvia, facendolo proprio, al protocollo dell’Aja del 23 novembre 2007 sulla legge applicabile alle obbligazioni alimentari.
Il protocollo dell’Aja, all’art. 8, par. 1, lett. a), permette alle parti del rapporto alimentare di assoggettare convenzionalmente la propria relazione alla legge del paese di cittadinanza di uno di loro (qui il riferimento è a “the law of any State of which either party is a national”, così risultando superato ogni dubbio circa la possibilità di designare una qualsiasi delle leges patriae di uno dei coniugi, quale che sia l’orientamento del diritto internazionale privato del foro circa il funzionamento del criterio della cittadinanza in caso di bipolidi). Non si può dunque escludere che nel caso di specie il Tribunale di Firenze possa aver rinvenuto nell’atto di optio iuris formato dai coniugi agli effetti dell’art. 5 del regolamento Roma III anche una scelta di legge ai sensi dell’art. 8 del protocollo (peraltro, dato che il protocollo sembra ammettere solo delle designazioni espresse, una simile conclusione avrebbe comunque richiesto un riscontro sicuro nella scrittura prodotta dai coniugi).
Anche così, peraltro, il riferimento alla lex patriae del marito suscita in questo caso qualche perplessità. L’art. 8, par. 4, del protocollo dispone infatti che, nonostante la designazione operata convenzionalmente dalle parti ai sensi dell’art. 8, par. 1, la questione della rinunciabilità del diritto al mantenimento va decisa secondo “the law of the State of the habitual residence of the creditor at the time of the designation”, vale a dire — assumendo ancora una volta che i coniugi possedessero in Italia la “residenza abituale” di cui parla il protocollo — secondo la legge italiana.
In realtà, nella decisione, che non richiama il protocollo, si fa questione dell’ammissibilità delle rinunce consentite dai coniugi in base ai parametri del diritto italiano, ma tale verifica viene condotta dal Tribunale secondo lo schema della eccezione di ordine pubblico (per pervenire alla conclusione, non sorprendente, che le rinunce in questione non contrastano con i principi fondamentali dell’ordinamento italiano).
Per quanto questo modo di procedere mal si concili con i dati normativi pertinenti (un conto è fare applicazione di una certa legge in quanto legge richiamata dalla pertinente norma di conflitto per decidere una data questione, un altro conto è accertare se i principi fondamentali di quella legge sono pregiudicati dal ricorso a una diversa legge, ritenuta applicabile al caso di specie), sembra possibile concludere che, anche in relazione a questo profilo, gli esiti del ragionamento del collegio fiorentino non differiscano, nel caso in esame, da quelli a cui si sarebbe verosimilmente pervenuti applicando l’art. 8, par. 4, del protocollo.
Si terrà il 25 e il 26 settembre 2015 a San Ginesio (Macerata) il tradizionale incontro dei dottorandi di ricerca in diritto internazionale, diritto internazionale privato e diritto dell’Unione europea organizzato dalla Società Italiana di Diritto internazionale in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Gentiliani.
L’iniziativa intende offrire ai dottorandi iscritti al secondo anno la possibilità di presentare i risultati provvisori delle ricerche condotte, promuovendo altresì la discussione sui temi affrontati.
Il Centro Internazionale di Studi Gentiliani si farà carico delle spese di vitto e alloggio dei dottorandi-relatori.
Il modulo di iscrizione – disponibile, unitamente ad ulteriori informazioni, a questo indirizzo – dovrà essere spedito a info@sidi-isil.org entro il 27 luglio 2015.
The Annual Conference on European Family Law of the Academy of European Law (ERA) will take place in Trier on 24 and 25 September 2015.
The conference will address, among others, issues regarding marital property regimes, the protection of vulnerable adults and prospects of review of regulation No 2201/2003 on jurisdiction and the recognition and enforcement of judgments in matrimonial matters and matters of parental responsibility (Brussels IIa).
Speakers include Maja Groff (Permanent Bureau of the Hague Conference on Private International Law), Peter Mankowski (Univ. Hamburg) and Patrick Wautelet (Univ. Liège).
The conference program is available here. Information regarding fees and registration can be found here.
I have delayed reporting on judgment in Case C-322/14, Jaouad El Majdoub v CarsOnTheWeb.Deutschland GmbH, held 21 May 2015, for exam reasons. I reported earlier on the due diligence required of businesses when establishing choice of court through electronic means. The ECJ has now also had its say, in a case concerning a B2B contract for the purchase of a car. [Choice of court in a B2C context tends to be covered by the consumer contracts title hence is not at stake here. [Mark Young and Philipe Bradley-Schmieg review the relevance of the case for B2C contracts here].
Choice of court allegedly had been made in favour of the courts at Leuven, Belgium, in the vicinity of which the seller’s parent company has its head office. The buyer however sued in Germany, the domicile of the German daughter company (and of the buyer, a car dealer). Buyer claims that the contract at any rate was with the daughter company, not the mother company, and that choice of court had not been validly made. He submits that the webpage containing the general terms and conditions of sale of the defendant in the main proceedings does not open automatically upon registration and upon every individual sale. Instead, a box with the indication ‘click here to open the conditions of delivery and payment in a new window’ must be clicked on (known as ‘click wrapping’).
In essence therefore the question is whether the requirements of Article 23(2) of the Brussels I Regulation (now Article 25(2)) are met only if the window containing those general conditions opens automatically, and upon every sale. That Article was added at the adoption of the Brussels I Regulation, precisely to address the then newish trend of agreeing to choice of court (and indeed choice of law; but that is not covered by Brussels I) through electronic means.
The provisions on forum clauses in the 1968 Brussels Convention, Brussels I and the recast are drafted in a way ‘not to impede commercial practice, yet at the same time to cancel out the effects of clauses in contracts which might go unread’ (Report Jenard) or otherwise ‘unnoticed’ (the ECJ in the core case Colzani). the Report Jenard also notes that in order to ensure legal certainty, the formal requirements applicable to agreements conferring jurisdiction should be expressly prescribed, but that ‘excessive formality which is incompatible with commercial practice‘ should be avoided.
The first sentence of Article 25(1) discusses the parties ‘agreement’ as to choice of court. (It leaves a large array of national law issues untouched, such as consideration, mandate, 3rd party effect. etc. On some of those issues, see also Refcomp). The remainder of Article 25(1) concerns the possible formats in which agreement is testified. Article 25(2) (and 23(2) before it) accompanies Article 25(1) a’s option of having the agreement put down ‘in writing’.
In line with the requirement not to be excessively formalistic, the ECJ essentially requires that parties be duly diligent when agreeing to choice of court. If click-wrapping makes it possible to print and save the text of those terms and conditions before the conclusion of the contract, then it can be considered a communication by electronic means which provides a durable record of the agreement.
Note that the Court does not hold on whether the agreement is actually reached between the parties: only that click-wrap may provide a durable record of such agreement, where it exists. (One could imagine choice of court having been protested, for instance, or other issues of national law having an impact on the actual existence of the agreement. and one can certainly imaigne a continuing discussion on what contract was concluded between what parties in the case at issue].
Geert.
La Commissione europea ha recentemente affidato ad un Consorzio composto dall’Università di Firenze, dall’Università di Uppsala e da DMI, una società di consulenza francese, uno studio riguardante le notifiche negli Stati Membri dell’Unione.
Tale studio, focalizzandosi sulle notifiche interne, si propone di appurare le differenze che esistono tra le discipline nazionali e che possono costituire un ostacolo al corretto funzionamento del regolamento n. 1393/2007 relativo alla notificazione e alla comunicazione negli Stati membri degli atti giudiziari ed extragiudiziali in materia civile o commerciale.
A questo proposito, esponenti delle professioni legali e dell’accademia degli Stati Membri sono invitati a compilare un questionario online entro il 15 luglio 2015.
Ulteriori informazioni sul progetto e sulle modalità di partecipazione sono reperibili a questo indirizzo.
Within the context of the service of documents Regulation (1393/2007) but with no less relevance for the Jurisdiction Regulation, the Court held last week on the qualification of an action by (German) holders of Greek bonds, against the Greek State, for the involuntary shave they took on those bonds. I reviewed Bot AG’s Opinion here. He had suggested that in the case at issue, the Greek State, with its retroactive insertion of the collective action clause in the underlying contract, exercised acta uire imperii with direct intervention in the contract itself. Not an abstract, general regime (such as a change in overall tax) which only has an impact on said contract at arm’s length.
The ECJ disagreed. Its finding may be distinguishable, in that it emphasises (at 40 and 44 in particular) that for the service of documents Regulation, things need to move fast indeed and hence interpretation even of core concepts of the Regulation needs to proceed swiftly: ‘in order to determine whether Regulation No 1393/2007 is applicable, it suffices that the court hearing the case concludes that it is not manifest that the action brought before it falls outside the scope definition of civil and commercial matters.‘ (at 49) However in the remainder of the judgment it does refer to precedent in particular under the Brussels I Regulation, hence presumably making current interpretation de rigueur for European civil procedure generally.
As noted in my earlier review, Bot AG opined that the Greek State’s intervention in the contracts was direct and not at a distance from the contract. The Court on the other hand essentially emphasised (at 57) that even though the Greek State, with its retroactive insertion of the collective action clause in the underlying contract, enabled the subsequent vote by the majority of the bondholders (to the dismay of the outvoted applicants), it was the vote, which led directly and immediately to changes to the financial conditions of the securities in question and therefore caused the damage alleged by the applicants – not the Act which enabled it. Not acta iure imperii therefore and hence European civil procedure is applicable.
I need to ponder this a bit further however at first sight the ‘direct and immediate’ effect test brings back soar memories of the ‘primarily aimed at’ test in WTO law, which took some time for the Appellate body to shake off. A bit of a leap, I know, but the trade lawyers among you will know what I mean. Applicants in the case at issue may be left arguing that identifying the Greek State’s intervention as the cause of the change in law, is no application of the butterfly effect (an extremely remote event which is being blamed for downstream effects) but rather an elephant in the Greek bond market room.
‘Direct and immediate effect’ may become an important consideration in the ECJ’s application of ‘civil and commercial’ in EU civil procedure law.
Geert.
Il Centro di Studi Giuridici Europei dell’Università di Urbino “Carlo Bo” organizza, in collaborazione con l’Istituto svizzero di diritto comparato, il 57ème Séminaire de Droit Comparé et Européen.
L’iniziativa, che si svolgerà tra il 17 e 29 agosto 2015 ad Urbino, vedrà succedersi lezioni e conferenze, oltre agli interventi di notai italiani e lussemburghesi.
Questo il programma delle lezioni: Marie-Elodie Ancel (Univ. Paris-Est Créteil, Paris XII), Œuvres des arts appliqués: emprise et limites du principe européen de nondiscrimination; Eleonora Ballarino (Foro di Milano), Law and practice in International Contract Law: Case studies in Oil & Gas Contracts; Francesca Bologna (Foro di Venezia), La protection des données personnelles en France et en Italie à l’aune du droit européen; Robert Bray (Parlamento europeo), L’immunità parlamentare a livello europeo; Georges Cavalier (Univ. Jean Moulin, Lyon 3), Comparative and European taxation. Comparative tax incentives for research & Development (R&D); Tuto Rossi (Univ. Friburgo), Contratti complessi in diritto internazionale privato; Martin Svatoš (FORARB Arbitration), Les questions contemporaines dans le domaine de l’arbitrage international: L’interaction avec la médiation et autres MARC; Chris Tomale (Univ. Heidelberg), A la recherche d’une coordination des compétences universelles civiles entre l’Union européenne et les Etats tiers.
Le conferenze vedranno gli interventi di: Alessandro Bondi (Univ. Urbino), Le droit pénal européen 2.0; Andrea Giussani (Univ. Urbino) La direttiva sulle azioni di risarcimento del danno antitrust; Luigi Mari (Univ. Urbino), Il diritto internazionale privato sammarinese; Alexander R. Markus (Univ. Berna), Le Règlement Bruxelles I bis et la Convention de Lugano; Paolo Morozzo della Rocca (Univ. Urbino), La filiazione tra bilanciamento dei diritti e ordine pubblico; Cyril Nourissat (Univ. Jean Moulin, Lyon 3), Le 17 août 2015: une révolution pour les successions internationales?; Ilaria Pretelli (Ist. Svizzero di diritto comparato), Le misure provvisorie nella rifusione del regolamento Bruxelles I.
A chiudere il seminario sono previsti gli interventi, sul tema dell’attività notarile in Europa, dei notai Paolo Pasqualis (Fondazione Italiana del Notariato), Elisabetta Bergamini (Univ. Udine) e Corrado Malberti (Univ. Lussemburgo).
Le iscrizioni, aperte sino al 1° agosto 2015 dovranno essere inoltrate all’indirizzo email seminaire@uniurb.it inviando la domanda compilata e sottoscritta reperibile qui.
Maggiori informazioni sono disponibili a questo indirizzo. Il flyer dell’iniziativa è qui consultabile.
Si svolgerà a Monaco di Baviera, il 23 giugno 2015, un incontro di studio dal titolo The EU Regulation no. 650/2012: the European way in cross-border successions.
L’evento si colloca nella cornice del progetto Towards the Entry into Force of the Succession Regulation: Building Future Uniformity upon Past Divergencies, coordinato dall’Università di Milano e finanziato dall’Unione europea.
Interverranno, fra gli altri, Peter Kindler (Univ. Ludwig Maximilan, Monaco), Ilaria Viarengo (Univ. Milano), Dan Andrei Popescu (Univ. Babeş-Bolyai, Cluj) e Francesco Pesce (Univ. Genova).
Maggiori informazioni a questo indirizzo.
On 11 June 2015, the European Union deposited its instrument of approval of the Hague Convention of 30 June 2005 on Choice of Court Agreements.
Two declarations are appended to the instrument of approval: a declaration under Article 30 (i.e. a declaration regarding the competences exercised by a Regional Economic Integration Organisation, to be made when such an Organisation accedes to the Convention without its Member States), and a declaration regarding the succession of the European Union to the European Community.
The move of the European Union paves the way to the entry into force of the Convention. Pursuant to Article 31(1), the Convention shall in fact “enter into force on the first day of the month following the expiration of three months after the deposit of the second instrument of ratification, acceptance, approval or accession”. The first of these instruments was the instrument of ratification deposited by Mexico in 2007.
The Convention will thus enter into force for Mexico and the European Union on 1 October 2015.
La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva, l’11 giugno 2015, il disegno di legge di legge che prevede l’autorizzazione alla ratifica della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, l’efficacia delle decisioni e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all’Aja il 19 ottobre 1996, nonché l’esecuzione della Convenzione nell’ordinamento italiano (sull’iter del provvedimento, si veda da ultimo questo post).
Il voto dell’aula interviene a pochi giorni di distanza dalla seduta delle commissioni riunite Giustizia e Affari esteri, svoltasi il 4 giugno 2015, nel corso della quale è emerso l’orientamento di procedere senza ulteriori indugi all’approvazione del testo sortito dal Senato, risultante dallo stralcio delle norme di adattamento ordinario e di integrazione del diritto interno ivi previste (atto Camera 1589-B), salva “la necessità che da parte del Governo venga assunto un impegno concreto affinché l’eventuale approvazione del testo trasmesso dal Senato sia accompagnata da una futura ma non lontana approvazione del disegno di legge che contiene le norme di attuazione interna”.
I have delayed reporting on this initiative for exam reasons. The Belgian Parliament is currently debating a private members’ proposal for statute to address so-called ‘vulture funds’. These funds are described by the financial dictionary as ‘A fund that buys distressed debt of commercial companies or sovereign nations at a cheap price and then often sues them for the entire value of the debt. The resemblance to vultures is because these funds profit from the debt of failing companies or poor nations.‘
The text of the proposal (in Dutch and French) is available here. Vulture funds litigation is generally called immoral in the proposal. Reference is made to a number of high-profile recent judgments where vulture funds have been given approval by various courts worldwide, to seek redress against assets held by the sovereign nations concerned, or indeed their creditors. Particularly sore is the enforcement sought against funds destined for development aid.
The proposal essentially defines ‘vulture funds’ and then suggests that recognition and enforcement of relevant judgments or arbitral awards, regardless of the law applicable to the underlying relationship with the government concerned, is considered to be contrary to Belgian ordre public international, hence unenforceable. The proposal as it stands now adds (probably superfluously) that relevant EU (read: the Brussels I recast Regulation) and international (read especially: the 1958 New York Convention) law takes priority.
The part of the proposal that is bound to attract attention is the attempt at defining the ‘vulture’ in vulture funds. Frits Bolkestein for instance (former EU Commissioner) has remarked that buying up ‘bad debt’ need not always be morally reprehensible (I would suggest it is not that part of the fund’ activities which has attracted the Belgian Parliament’s attention). The enforcement /recognition part of the proposal is interesting because it applies ordre public in a categorical manner, rather than in the ad hoc application which both EU law and residual Belgian conflicts law (the Belgian Private International Law Act) ordinarily call for. For residual Belgian law, this is probably Parliament’s prerogative. However for EU law (and the New York convention), a general apprehension against vulture funds may not qualify as a proper exercise of the ordre public exception. Courts at the least may wish formally to disregard the act when the judgment /award concerned is covered by Brussels I cq. New York; however they can point to the sentiment expressed in the Act, to support incompatibility with Belgian ordre public when tested against an individual case.
The drafters are aware that this initiative may be a drop in the ocean. Reference is made to other, national initiatives (France, UK, US) which may point to an emerging pattern of anti-vulture funds sentiment. Indeed the realities of forum shopping mean that vulture funds action will migrate away from the Belgian legal order. On the other hand, Belgium’s safe harbour may also mean that relevant assets will seek refuge there. All of course, presuming the initiative will actually be adopted by Parliament.
Geert. Disclosure: I advised the MPs concerned on the technical aspects of the recognition and enforcement leg of the proposal. [My advice may or may not have been followed ].
Michel José Reymond, La compétence internationale en cas d’atteinte à la personnalité par Internet, Schulthess, 2015, ISBN 9783725585328, pp. 387, Euro 82,10.
[Dal sito dell’editore] Quel tribunal est compétent pour juger d’un cas d’atteinte à la personnalité commise sur le réseau Internet? Le cas échéant, quel droit sera applicable? Avec en toile de fond la rencontre entre la territorialité des principes du droit international privé et l’ubiquité du réseau Internet, ce travail présente, compare et analyse les différentes approches qu’ont adoptées les juges confrontés à cette problématique; il aboutit sur une proposition permettant, pour ce qui concerne la compétence, de mieux prendre en compte les caractéristiques de la publication par Internet. Il met également le doigt sur les difficultés ressenties par le législateur communautaire à résoudre la question du droit applicable à ces atteintes, et examine à cet effet plusieurs des règles de conflit proposées lors de ses travaux.
Il sommario è disponibile qui. Ulteriori informazioni a questo indirizzo.
Si terrà a Roma l’11 settembre 2015 un incontro dal titolo Towards a transnational approach for choice-of-law clauses.
L’evento è organizzato organizzato dal Comitato Nazionale italiano della Camera di Commercio Internazionale e dall’Associazione Italiana per l’Arbitrato.
Tra i relatori, Massimo Benedettelli (Univ. Bari), Piero Bernardini (Associazione Italiana per l’Arbitrato), Fabio Bortolotti (Buffa, Bortolotti e Mathis), Andrea Carlevaris (Corte Internazionale di Arbitrato), Filip De Ly (Erasmus Univ.), Maria Beatrice Deli (Univ. Molise e Comitato Nazionale italiano della Camera di Commercio Internazionale), Yves Derains (Derains & Gharavi), José Angelo Estrella Faria (Unidroit), Franco Ferrari (Univ. Verona e New York Univ.), Marcel Fontaine (Univ. Catholique de Louvain), Luca Radicati di Brozolo (Univ. Cattolica di Milano), Anna Veneziano (Unidroit).
Il programma completo può leggersi qui, assieme alle informazioni relative all’iscrizione.
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