Johannes Schilling, Das Internationale Privatrecht der Transportverträge, Mohr Siebeck, 2016, pp. XXXV+468, ISBN 9783161542534, € 79,00
[Dal sito dell’editore] – Das internationale Transportrecht ist durch eine unübersichtliche Anzahl von materiellen Einheitsrechtsakten gekennzeichnet. Während im Gütertransport die völkerrechtlichen Konventionen, wie die CMR oder das MÜ, zum Tragen kommen, werden bei der Personenbeförderung in erster Linie die europäischen Fahrgastrechteverordnungen relevant. Mittlerweile ist auch das für Beförderungsverträge maßgebliche Kollisionsrecht auf europäischer Ebene vereinheitlicht, und zwar in Art. 5 Rom I-VO. Angesichts dessen geht Johannes Schilling der Frage nach, welches Recht auf internationale Beförderungsverträge Anwendung findet. Im Fokus stehen dabei sowohl die Auslegung als auch das praktische Anwendungsfeld des neuen europäischen IPR für Beförderungsverträge. Darüber hinaus wird das supranationale Kollisionsrecht zu dem internationalen Einheitsrecht der Güter- und Personenbeförderung ins Verhältnis gesetzt.
Ulteriori informazioni sono disponibili qui.
Venerdì 8 aprile 2016, si terrà a Firenze un corso di aggiornamento su I titoli esecutivi ‘europei’: procedure a confronto, organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze, in collaborazione con la Fondazione per la Formazione Forense dell’Ordine degli Avvocati di Firenze.
[Descrizione del corso] – Il corso si propone di fornire ai partecipanti gli strumenti teorici e pratici necessari ai fini di garantire una corretta ed agevole tutela del credito in Europa. L’Unione europea prevede la facoltà, in capo a società e individui, di ricorrere a strumenti di diritto internazionale privato e processuale volti a facilitare il recupero del credito all’interno degli Stati membri, consentendo, da una parte, di attribuire “carattere europeo” alle decisioni interne relative a crediti non contestati (regolamento (CE) n. 805/2004 istituivo di un titolo esecutivo europeo per i crediti non contestati) ed istituendo, dall’altra, veri e propri procedimenti europei per il recupero transfrontaliero del credito e per controversie di modesta entità (regolamenti (CE) nn. 1896/2006 e 861/2007). Tali regolamenti pongono questioni di coordinamento con altri strumenti dell’Unione, in particolare con il recente regolamento (UE) n. 1215/2012 (c.d. “Bruxelles I-bis”), che ha sostituito il regolamento n. 44/2001 (“Bruxelles I”), in un quadro frammentario e settoriale che richiede un’approfondita conoscenza del settore della cooperazione giudiziaria in materia civile promossa dall’Unione (articoli 67 e 81 del TFUE). La peculiarità che caratterizza tutte queste procedure di recupero del credito risiede nell’eliminazione della procedura di exequatur. Le decisioni emesse nel quadro di ciascuno dei suddetti regolamenti, infatti, circolano in Europa attraverso un canale preferenziale che, attraverso un efficace sistema di formulari reperibili on-line, semplifica, accelera e riduce i costi dei procedimenti: tali provvedimenti sono dunque eseguiti nello Stato membro richiesto alla stregua delle decisioni emesse dai giudici interni, senza necessità di alcun previo procedimento volto a dichiararne l’esecutività. Secondo la Relazione della Commissione europea, presentata al Parlamento europeo il 13 ottobre 2015, recante una statistica dell’applicazione, negli Stati membri, del regolamento (CE) n. 1896/2006 istitutivo di un procedimento europeo di ingiunzione di pagamento, l’Italia si colloca tra gli ultimi posti. Ciò, afferma la Commissione, è dovuto essenzialmente alla mancata consapevolezza, da parte degli operatori giuridici, dell’esistenza di tali meccanismi e del funzionamento delle rispettive procedure. Così, la mancata o errata conoscenza di strumenti concepiti per agevolare la circolazione delle decisioni – e, pertanto, per promuovere i rapporti transfrontalieri e la circolazione delle persone in Europa – pregiudicandone i rispettivi obiettivi, finisce col realizzare un risultato del tutto opposto, frustrando le aspettative dei creditori e le prospettive di futuri rapporti transnazionali. Inoltre, il 24 dicembre 2015 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il regolamento (UE) 2015/2421 del 16 dicembre 2015, che ha apportato rilevanti modifiche ai regolamenti n. 861/2007 e n. 1896/2006. Il corso fornirà ai partecipanti le conoscenze necessarie alla “gestione” delle procedure di recupero del credito istituite dai regolamenti menzionati. All’illustrazione del quadro normativo esistente, sarà affiancata una metodologia didattica di carattere pratico, ricorrendo a tal fine all’esame della giurisprudenza dell’Unione ed interna, nonché all’illustrazione dei metodi di reperimento e compilazione dei moduli.
Interverranno come relatori Francesco Salerno (Univ. Ferrara), Olivia Lopes Pegna (Univ. Firenze), Elena D’Alessandro (Univ. Torino) ed Ester di Napoli (Univ. Magna Graecia Catanzaro).
Le domande dovranno essere inviate (compilando questo modulo) all’indirizzo perfezionamenti@adm.unifi.it entro il 1° aprile 2016.
Il programma completo del corso ed ulteriori informazioni sono reperibili qui e qui.
Il fascicolo 2/2015 della rivista Contratto e Impresa / Europa ospita una serie di contributi dedicati all’introduzione del certificato successorio europeo, istituito dal regolamento n. 650/2012, dall’angolatura di alcune esperienze giuridiche nazionali.
Il certificato successorio, come si dice all’art. 63, par. 1, del predetto regolamento, “è destinato a essere utilizzato dagli eredi, dai legatari che vantano diritti diretti sulla successione e dagli esecutori testamentari o amministratori dell’eredità che, in un altro Stato membro, hanno necessità di far valere la loro qualità”. Il suo compito è, in sostanza, quello di agevolare l’esercizio delle prerogative spettanti ai soggetti sopra indicati in uno Stato membro diverso da quello in cui il certificato è stato rilasciato.
Questi gli scritti raccolti nel fascicolo: Paul Lagarde, Le certificat successoral européen dans l’ordre juridique français (p. 405 ss.); Heinrich Dörner, Il certificato successorio europeo da un punto di vista tedesco. Disposizioni attuative e questioni aperte (p. 424 ss.); Patrick Wautelet, Elise Goossens, Le certificat successoral européen – Perspective belge (p. 434 ss.); Francisco Lledo Yagüe, Arantzazu Vicandi Martínez, Il certificato successorio europeo e la sua applicazione in Spagna: l’ordinamento giuridico spagnolo è pronto? (p. 449 ss.); Salvatore Patti, Il certificato successorio europeo nell’ordinamento italiano (p. 466 ss.).
L’indice completo del fascicolo è disponibile a questo indirizzo.
Nella sentenza 26 febbraio 2016, n. 3802, le Sezioni unite della Corte di cassazione si sono pronunciate sull’interpretazione dell’art. 5 n. 1 del regolamento n. 44/2001 concernente la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale (Bruxelles I), e sulla rilevanza, in rapporto ad essa, dell’art. 31 della Convenzione di Vienna del 1980 sulla compravendita internazionale di beni mobili (CISG).
La prima delle norme richiamate, oggi sostituita dall’art. 7 n. 1 del regolamento n. 1215/2012 (Bruxelles I bis), istituisce un foro speciale delle liti in materia contrattuale, concorrente con il foro generale del domicilio del convenuto. In forza di tale disposizione, il convenuto, domiciliato in uno Stato membro, può essere attratto, in un diverso Stato membro, dinanzi al giudice del luogo in cui l’obbligazione dedotta in giudizio è stata o deve essere eseguita (locus solutionis), con la precisazione, indicata al primo trattino della lett. b) della norma, che, in caso di compravendita di beni, tale luogo deve intendersi coincidere con quello in cui i beni “sono stati o avrebbero dovuto essere consegnati in base al contratto”.
La Convenzione di Vienna, recante norme materiali internazionalmente uniformi in tema di vendita internazionale di merci, nel dettare la disciplina delle obbligazioni del venditore, precisa all’art. 31 che, quando la vendita implichi il trasporto dei beni, il venditore assolve il suo obbligo di consegna — in mancanza di diverse pattuizioni — rimettendo le merci al primo vettore.
Nella fattispecie si faceva questione di un contratto di somministrazione concluso fra una società italiana e una società spagnola. I beni forniti da quest’ultima alla società italiana erano stati rimessi a un vettore in Spagna per essere fatti pervenire alla società italiana. La consegna, agli effetti della Convenzione di Vienna, doveva quindi ritenersi perfezionata in quel paese.
La Cassazione, rifacendosi alla propria giurisprudenza e a quella della Corte di giustizia (segnatamente, per quest’ultima, alla sentenza Car Trim), ha affermato che in assenza di uno specifico accordo sul luogo della consegna, tale luogo dev’essere identificato, ai fini della giurisdizione, nel luogo di destinazione finale delle merci, quello in cui l’acquirente consegue o dovrebbe conseguire la disponibilità materiale, e non soltanto giuridica, dei beni. Le regole sostanziali applicabili al contratto sono, in questo caso, prive di rilievo ai fini dell’individuazione del locus solutionis.
Tale modo di intendere il concetto di luogo di consegna, ha ribadito la Corte, non è solo il più idoneo al soddisfacimento dell’obiettivo di prevedibilità. Garantendo una stretta correlazione tra il contratto e il giudice chiamato a pronunciarsi su di esso, esso risponde altresì al principio di prossimità, soddisfacendo in tal modo un altro obiettivo del regolamento Bruxelles I.
Ripercorrendo, infine, in chiusura, le argomentazioni del giudice comunitario relative al caso Electrosteel, la Corte ha sottolineato come, per verificare se le parti abbiano contrattualmente concordato il luogo di consegna delle merci, occorra aver riguardo a tutti i termini e a tutte le clausole rilevanti del contratto, compresi termini e clausole generalmente riconosciuti e sanciti dagli usi del commercio internazionale, quali gli Incoterms della Camera di commercio internazionale.
Non rinvenendosi nella specie pattuizioni di questo genere, la Corte ha rigettato il ricorso e dichiarato la giurisdizione del giudice italiano.
A report issued by the European Commission on 10 March 2016 analyses the functioning of the European Judicial Network in civil and commercial matters (COM(2016) 129 final).
The Network was set up by Council Decision No 2001/470/EC and operates in accordance with the latter Decision, as amended by Decision No 568/2009/EC (see here for the consolidated text of the Decision). It ensures direct contacts and case-handling between national Network contact points, facilitates cross-border access to justice through information given to practitioners and the general public and evaluates and shares experience on the operation of specific Union law instruments in the field of judicial cooperation in civil and commercial matters.
The report identifies a number of issues on which action should be taken to improve the Network’s functioning.
These issues relate, inter alia, to the resources and support given to contact points at national level, the synergies of the Network with other European networks pursuing similar aims, the visibility of the Network, including in the national websites of the institutions to which Network members belong to, and the Network’s role “in the full ex post evaluation of existing instruments”, which should be “further developed through the identification and collection of key statistical data based on national data collection mechanisms”.
As already announced on this blog, a conference is scheduled to take place in Bonn on 6 and 7 April 2017, under the title Politics and Private International Law (?). The aim of the initiative is to improve the exchange between young scholars of private international law.
A call for papers has now been issued to select the speakers.
The call may be found here (in German) and here (in English).
The deadline for submissions is 30 June 2016.
It has already been reported on this blog that the Council of the European Union was expected to authorise Austria to sign and ratify, and Malta to accede to, the Hague Convention of 15 November 1965 on the Service Abroad of Judicial and Extrajudicial Documents in Civil or Commercial Matters, “in the interest of the Union”.
A decision to this effect has in fact been adopted on at the Justice and Home Affairs Council of 10 March 2016, accompanied by a statement of the German government.
In the statement, Germany expresses its doubts as to whether the decision in question “falls within the exclusive external competence of the European Union”.
It is not clear, the statement observes, “why the future application of the Hague Service Convention to Austria and Malta could affect common rules on judicial cooperation between Member States in civil matters or alter their scope (Article 3(2) TFEU)”, since the Hague Service Convention applies in relation to third countries, whereas between European Union Member States, Regulation No 1393/2007 “clearly takes precedence over that Convention”.
In the view of the German government, the decision “should therefore not be used as a model for and should be without prejudice to any other measures in which the exclusive external competence of the European Union may play a role which may be taken by the European Union to resolve other similar cases”.
By a ruling of 8 March 2016, the German Federal Supreme Court declared that claims brought by German holders of Greek bonds against Greece, for damages suffered as a result of the Greek debt restructuring, were barred on grounds of State immunity (a press release may be found here, pending the publication of the full text of the decision).
The following is an excerpt of the report posted by Peter Bert at Dispute Resolution in Germany.
The bonds that the claimants had acquired – in Germany and through German Banks – where governed by Greek law. They did not contain collective action clauses. This notwithstanding, the terms of the bonds were subsequently amended by a majority vote of the bondholders and these amendments were declared binding upon all bondholders by laws passed by the Greek parliament. The measures that were implemented contained both a 53.5% haircut and an extension of the duration of the bonds.
Today, the Federal Supreme Court dismissed the actions as inadmissible (unzulässig). The Hellenic Republic was protected by the principle of sovereign immunity against these lawsuits in Germany. The international public law concept of sovereign immunity is recognized in German law (Sec. 20 para. 2 Courts Constitution Act; Art. 25 Basic Law; GG)
Raising capital by issuing bonds, according to the court, is per se not itself an sovereign act (nicht-hoheitliches Handeln; acta iure gestionis). However, whether the Hellenic Republic was protected by sovereign immunity was not only determined by the legal nature of the relationship between the parties, but also by the nature of the acts of state which are in dispute between the parties.
Accordingly, in the case at hand, it is not the issuance of bonds or the contractual relationship between the bondholders and Greece which is relevant for decision on immunity, but the legal nature of the acts that Greece took in order to restructure its debt. In particular, the dispute between the parties centred on the validity of the Greek law 4050/2012 of February 23, 2012 and the decisions of the Greek Council of Ministers dated March 9, 2012. These were the legal acts that declared the majority vote of the bondholders binding on all bondholders, and they clearly were sovereign acts (acta iure imperii).
In the words of the court, the very idea behind the concept of sovereign immunity is to prevent one state from ruling on the legality of sovereign acts of another state (“Der Grundsatz der Staatenimmunität will gerade Entscheidungen eines Staates über die Rechtmäßigkeit der hier maßgeblichen hoheitlichen Maßnahmen eines anderen Staates verhindern.”). But this is exactly what the German courts would have to do, were they to decide these disputes on the merits.
Thanks to Peter Bert for giving permission for the reproduction of his post.
Moss, Fletcher and Isaacs on the EU Regulation on Insolvency Proceedings, 3a ed., Oxford University Press, 2016, ISBN 9780199687800, GBP 175.
[Dal sito dell’editore] – This practical book provides complete analysis of the revised EU
Regulation on Insolvency Proceedings (EIR), the main Regulation on cross-border insolvencies in the EU. This is an essential work for anyone who requires knowledge of insolvency law in the UK or in any of the other 26 EU countries to which the Regulation is directly applicable. Timed to take into account the final amended version of the EIR, this third edition of the leading work contains detailed analysis and opinion on the effect of the changes to Regulation in practice. It also considers the numerous ECJ and relevant national cases which have been decided since the last edition.
Ulteriori informazioni sul volume, che tiene conto del regolamento 2015/848, recante la rifusione del regolamento n. 1346/2000, sono disponibili a questo indirizzo.
Esther Bendelac, Le transfert de biens au décès autrement que par succession en droit international privé, Le choix de la loi applicable aux institutions d’estate planning, Bruylant 2016, pp. 426, ISBN-13 9782802752431, Euro 140.
[Dal sito dell’editore] Les institutions d’Estate Planning, issues des droits anglais et américain, permettent à une personne physique de transférer un bien, à son décès, à un bénéficiaire antérieurement désigné par lui, autrement que par succession. L’analyse de ces mécanismes juridiques dans leur contexte d’origine, puis la mise en œuvre de la qualification téléologique-fonctionnelle n’ont pas permis d’assimiler les institutions anglo-américaines à celles de l’ordre juridique français. Pour identifier la loi qui leur est applicable, les propositions doctrinales contemporaines ont été éprouvées. En raison des spécificités constitutives de ces institutions d’Estate Planning – le right of survivorship, le life interest et le contournement de la procédure de probate -, la transposition des actuelles règles de conflits de lois est peu pertinente : les limites du système conflictuel ont été dévoilées. La seule voie qui pouvait encore être explorée, pour accueillir ces institutions dans l’ordre juridique français, était celle de l’émancipation du droit international privé du droit interne. Afin de vérifier la pertinence de l’élaboration d’une catégorie autonome et d’un critère de rattachement qui lui est propre, il a été nécessaire de s’interroger sur l’existence de lois de police et le contenu de l’ordre public international. Aucun de ces procédés alternatif et correctif de la méthode conflictuelle ne constitue un empêchement à l’énoncé de notre proposition de règle de conflit de lois spécifique aux institutions d’Estate Planning. Cet ouvrage comprend d’une part, des développements théoriques – principalement relatifs au droit international privé et au droit européen – destinés aux théoriciens du droit et, d’autre part des développements techniques qui permettront à de nombreux professionnels de découvrir les institutions d’Estate Planning.
L’indice dell’opera è reperibile qui. Maggiori informazioni a questo indirizzo.
The Department of Law of the University of Ferrara hosts a series of seminars, organised by Alberto De Franceschi, under the title New Features of European Contract Law – Towards a Digital Single Market.
The seminars, in English, will run from 9 March to 25 May 2015 2016.
Speakers include Michael Lehmann (Ludwig Maximilian Univ. of Munich and Max Planck Institute for Innovation and Competition), Christian Twigg-Flesner (Univ. of Hull), Rodrigo Momberg Uribe (Univ. of Oxford), Herbert Zech (Univ. of Basel), Fryderyk Zoll (Univ. of Kraków and Univ. of Osnabrück), Geraint Howells (City Univ. of Hong Kong), Reiner Schulze (Univ. of Münster), Peter Kindler (Ludwig Maximilian Univ. of Munich), Martin Gebauer (Univ. of Tübingen) and Jorge Morais Carvalho (Univ. Nova of Lisbon).
Two seminars are specifically concerned with private international law issues: on 13 May 2016, Peter Kindler will talk about The law applicable to contracts in the Digital Single Market, while, on 18 May 2016, Martin Gebauer will speak of Contracts concluded by electronic means in cross-border transactions.
The complete programme may be downloaded here.
Attendance is free. For more information: alberto.defranceschi@unife.it.
Antonio Leandro, Le procedure concorsuali transfrontaliere, in Trattato delle procedure concorsuali, a cura di Alberto Jorio, Bruno Sassani, volume III, Giuffrè, 2016, ISBN 9788814201899, Euro 90, pp. 740-875.
[Indice sommario] 1. Osservazioni introduttive. — 2. Impostazioni teoriche del fenomeno: unificazione di forum e ius alla luce del principio di territorialità della legge processuale e del nesso di strumentalità tra obiettivi della procedura e situazioni da regolare al suo interno. — 3. Segue: contrapposizione e bilanciamento tra universalità e territorialità del fallimento. —4. Segue: altre ricostruzioni teoriche sulla unificazione di forum e ius nell’insolvenza transfrontaliera. — 5. Il reg. 1346/2000: osservazioni generali e àmbito di applicazione. — 6. La giurisdizione sulla domanda di apertura della procedura principale: la determinazione del COMI soprattutto in caso di società. — 7. Segue: la natura del COMI e gli interessi rilevanti. — 8. Segue: l’insolvenza di gruppo. — 9. Segue: il trasferimento del COMI prima e dopo la domanda di apertura. I trasferimenti “fittizi” di sede. — 10. Fasi e vicende interne alla procedura principale: l’accertamento dei presupposti dell’apertura. — 11. Segue: l’individuazione dei soggetti legittimati a domandare l’apertura. —12. Segue: l’individuazione delle “autorità” della procedura. —13. Segue: gli accertamenti sui crediti. L’insinuazione.—14. Segue: la liquidazione dei beni. —15. La giurisdizione sui processi interni alla procedura: la vis attractiva sulle azioni ancillari. — 16. La procedura secondaria/territoriale. — 17. Segue: i soggetti legittimati a domandare l’apertura. Differenze tra procedura “secondaria” e procedura “territoriale”. — 18. L’accertamento dello stato di insolvenza. — 19. Il coordinamento tra le procedure. Gli obblighi dei curatori e il difetto di regole di coordinamento tra i fori. — 20. Il diritto applicabile nel corso della procedura: l’applicazione della lex concursus agli effetti sul debitore. — 21. Gli effetti nei confronti di creditori e terzi: osservazioni generali. — 22. Segue: la compensazione dei crediti nel corso della procedura. — 23. Segue: verifica e insinuazione dei crediti.—24. Segue: gli effetti sulle azioni individuali e sui procedimenti pendenti. Rinvio. — 25. La determinazione del grado dei crediti: conflitto e coordinamento tra le varie leges concursus. — 26. La salvaguardia dei diritti reali su beni situati all’estero. — 27. La riserva di proprietà. — 28. Gli effetti sui rapporti giuridici pendenti. — 29. Gli atti pregiudizievoli. — 30. Segue: la disciplina della revocatoria (fallimentare).—31. La disciplina speciale per taluni atti a titolo oneroso.—32. Considerazioni conclusive sul richiamo di leggi diverse dalla lex concursus. —33. Segue: normativa fallimentare o normativa comune? — 34. L’assenza di prescrizioni sull’ordine pubblico e sulle c.d. norme di applicazione necessaria. — 35. L’efficacia delle decisioni: osservazioni introduttive. — 36. Segue: la nozione di decisione di apertura. — 37. Segue: la natura principale o secondaria della procedura aperta. — 38. Il momento dell’apertura. La priorità della decisione (e della procedura) in base al principio del riconoscimento automatico. — 39. L’efficacia esecutiva. — 40. L’esercizio transfrontaliero dei poteri del curatore. — 41. Assimilazione e differenze di ordine quantitativo tra Stato d’origine e Stato richiesto circa gli effetti della decisione di apertura. — 42. Segue: gli effetti sui procedimenti pendenti all’estero. Considerazioni conclusive e riepilogative sul trattamento delle azioni individuali dei creditori. — 43. L’efficacia di decisioni diverse da quella di apertura: il caso del concordato.—44. La revoca dell’apertura. — 45. Considerazioni conclusive e riepilogative sui rapporti e sul coordinamento tra i curatori nominati in distinte procedure. — 46. L’ordine pubblico come limite alla circolazione degli effetti di decisione e procedura.—47. Le novità del reg. 2015/848. — 48. Cenni sulla disciplina residuale di diritto comune.
Maggiori informazioni sul volume sono disponibili a questo indirizzo.
The Council of the European Union is expected to adopt a decision authorising Austria to sign and ratify, and Malta to accede to, the Hague Convention of 15 November 1965 on the Service Abroad of Judicial and Extrajudicial Documents in Civil or Commercial Matters.
The Hague Service Convention is already in force for all Member States, with the exception of Austria and Malta. The two countries have expressed their willingness to become a party to the Convention. The Council, for its part, considered that it is in the interest of the Union that all Member States are parties to the Convention.
As stated in the preamble of the draft Council decision, the Convention comes with the external competence of the Union, “in so far its provisions affect the rules laid down in certain provisions of Union legislation or in so far as the accession of additional Member States to the Convention alters the scope of certain provisions of Union legislation”, such as Article 28(4) of Regulation No 1215/2012 on jurisdiction and the recognition and enforcement of judgments in civil and commercial matters (Brussels Ia).
The Union, however, is not in a position to accede to the Convention, as the latter is only open to States, not to international organisations. Hence the decision to authorise Austria and Malta to ratify, or accede to, the Convention “in the interest of the European Union”.
Con la sentenza n. 24244 del 27 novembre 2015, le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno avuto modo di pronunciarsi sulla portata applicativa dell’art. 5 n. 1 del regolamento n. 44/2001 sulla competenza giurisdizionale e il riconoscimento delle decisioni in materia civile e commerciale (Bruxelles I), corrispondente, oggi, all’art. 7 n. 1 del regolamento n. 1215/2012 (Bruxelles I bis).
La norma in parola istituisce un foro speciale per le liti “in materia contrattuale”, attribuendo la cognizione delle relative domande al giudice del luogo in cui l’obbligazione dedotta in giudizio è stata o dev’essere eseguita. La lett. b) della disposizione precisa peraltro che tale luogo deve per regola essere identificato, in caso di compravendita di beni, nel luogo in cui i beni sono stati o avrebbero dovuto essere consegnati in base al contratto, e, in caso di prestazione di servizi, nel luogo in cui i servizi sono stati o avrebbero dovuto essere forniti in base al contratto.
Si trattava, nella fattispecie, delle domande proposte da una società italiana nei confronti di una società francese volte a ottenere, in relazione alle pretese avanzate da quest’ultima sulla base di alcuni contratti di compravendita che essa affermava di aver concluso con la prima, l’accertamento “dell’insussistenza di qualsivoglia vincolo contrattuale e/o obbligatorio tra le parti” e, in subordine, la “declaratoria della nullità, inesistenza, annullabilità, inefficacia dei contratti tra le stesse asseritamente conclusi”, nonché, in via ancor più gradata, la “loro risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta”.
La Corte ha affermato, innanzitutto, l’applicabilità al caso in esame dell’art. 5 n. 1, lett. b), del regolamento.
Pur riconoscendo “che la norma sembra riferirsi alle sole azioni indirizzate all’adempimento, e non a quelle volte alla dissoluzione del vincolo, e che d’altra parte le disposizioni sulla competenza derogative del principio generale del foro del convenuto non possono essere interpretate in modo da conferire al regime derogatorio una portata che vada oltre i casi contemplati dalla Convenzione”, il Supremo Collegio ha ritenuto decisivo il fatto che, in fondo, “anche le impugnative per invalidità, inefficacia, inesistenza del negozio, attengono alla ‘materia contrattuale’, in quanto postulano una originaria, effettiva o putativa, assunzione volontaria di un obbligo, del quale tendono in vario modo e con varie formule a conseguire la caducazione”.
Su questa base, rilevato che le domande si riferivano a dei contratti che, stando alla documentazione acquisita al processo, avrebbero comportato la consegna delle merci in questione in territorio francese, la Corte ha asserito l’insussistenza della giurisdizione italiana, rigettando così il ricorso proposto contro la sentenza d’appello pronunciatasi negli stessi termini.
Il 3 marzo 2016, i Presidenti della Camera e del Senato hanno provveduto alla nomina del nuovo Garante per l’infanzia e l’adolescenza, nella persona di Filomena Albano.
Il Garante è stato istituito — con la legge 12 luglio 2011, n. 112 — al fine di “assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti e degli interessi delle persone di minore età”, in conformità a quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del fanciullo, dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, dalla Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli nonché dal diritto dell’Unione europea e dalle norme costituzionali e legislative nazionali.
Le competenze che la legge attribuisce Garante possono essere esercitate in relazione ad un’ampia gamma di situazioni in cui siano in gioco i diritti fondamentali delle persone minorenni, comprese le situazioni caratterizzate da elementi di internazionalità. Proprio in relazione a queste ultime il nuovo Garante può contare su una speciale competenza, maturata, fra le altre cose, come membro della Commissione per le adozione internazionali istituita ai sensi dell’art. 38 della legge 4 maggio 1983, n. 184, come direttore dell’Ufficio che si occupa di relazioni internazionali in senso alla Direzione generale della Giustizia civile del Ministero della Giustizia, oltre che come giudice, da ultimo presso il Tribunale di Roma.
Il 4 marzo 2016 il Principato di Monaco ha depositato il proprio strumento di ratifica della Convenzione dell’Aja del 13 gennaio 2000 sulla protezione internazionale degli adulti. La Convenzione — che reca un’articolata disciplina internazionalprivatistica di istituti come la tutela e l’amministrazione di sostegno — vincola attualmente Austria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Regno Unito (limitatamente alla Scozia) e Svizzera, ed entrerà in vigore per il Principato il 1° luglio 2016.
Un passo analogo a quello compiuto da Monaco potrebbe essere realizzato nel prossimo futuro da altri paesi, dove sono state completate le procedure parlamentari dirette appunto alla ratifica della Convenzione: il riferimento è, in particolare, a Irlanda e Portogallo.
In altri paesi, come la Svezia, o autonome entità politiche, come l’Irlanda del Nord, la Convenzione ha formato l’oggetto di studi approfonditi commissionati dalle istituzioni, a conclusione dei quali è stata espressa l’opportunità di procedere alla ratifica.
In Italia, dopo la firma della Convenzione, risalente al 2008, un disegno di legge di autorizzazione alla ratifica ed esecuzione è stato presentato alla Camera il 23 dicembre 2014, senza peraltro ricevere, da allora, alcun seguito (v. più diffusamente, in proposito, questo post): in questi quattordici mesi, le Commissioni Giustizia e Affari esteri della Camera, a cui la proposta è stata assegnata, non hanno ancora avuto modo di iniziarne l’esame.
Col crescere del numero degli Stati parti della Convenzione dell’Aja del 2000, crescono anche le ragioni (già di per sé consistenti) che dovrebbero indurre l’Italia a guardare con favore alla prospettiva della ratifica.
Basti qui dire, fra i tanti possibili rilievi, che l’applicabilità della Convenzione in Stati che accolgono un gran numero di cittadini italiani emigrati — solo in Germania, Svizzera e Francia se ne contano ben oltre un milione e mezzo (e il dato è in crescita) — pone un concreto problema di coordinamento fra l’azione svolta dalle autorità degli Stati in questione (che sono per regola competenti a proteggere, ai sensi dell’art. 5, par. 1, della Convenzione, chiunque risieda abitualmente nel rispettivo territorio) e l’azione che può essere svolta in questa stessa materia dalle autorità italiane (che, in forza dell’art. 44 della legge 31 maggio 1995 n. 218, letto anche alla luce dell’art. 29 del decreto legislativo 3 febbraio 2011 n. 71, sull’ordinamento e le funzioni degli uffici consolari, possono operare in questo campo a tutela dei cittadini italiani residenti all’estero).
La Convenzione prefigura ampie opportunità di comunicazione e coordinamento fra autorità di Stati diversi, ma le riserva, come è naturale, alle autorità degli Stati contraenti. Rimanere estranei al regime dell’Aja significa, per l’Italia, rinunciare ad avvalersi di strumenti (ormai collaudati) capaci di accrescere in modo significativo l’effettività della protezione degli adulti vulnerabili.
The Department of Law of the University of Naples “Federico II” and the Institute for Research on Innovation and Services for Development of the National Research Council of Italy (IRISS) are working jointly on the analysis of the link between migration and development, and have decided to publish a collective volume on this subjects.
[From the presentation of the volume] – The ongoing debate on international migration and development is particularly relevant in current times. The recent events concerning the increased migratory flows in the Mediterranean have pushed the issue of international migration to the top of the global political agenda. The attention is focused more on the questions regarding admission / rejection of migrants on the territory of receiving countries than on the general topic of the contribution of migrants to the financial, social and cultural development of societies (of origin, transit or destination). In the last decades, States, international and intergovernmental organizations have fostered a dialogue at national, regional and international level. In September 2015, the United Nations included the question of migration in its post-2015 Development Agenda. The goal of the volume on Migration and Development is to give an overview of the main legal issues connected to the change of modern societies in order to answer the quest of a human-oriented management of migratory flows. The call for papers aims to offer an opportunity for experts, scholars and policy makers, with a view to discussing (primarily from an international law perspective) outcomes, implications and achievements regarding international migration and development.
Those wishing to contribute to the volume may submit abstracts of no more than 500 words, in English or French, no later than 15 March 2016, to migrationandevelopment@gmail.com.
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Trade Usages and Implied Terms in the Age of Arbitration, a cura di Fabien Gélinas, Oxford University Press 2016, pp. 328, ISBN 9780199916016, GBP 75.
[Dal sito dell’editore] If a dispute between commercial parties reaches the stage of arbitration, the cause is usually ambiguous contract terms. The arbitrator often resolves the dispute by applying trade usages, either to interpret the ambiguous terms or to determine what the given contract’s terms really are. This recourse to trade usages does not create many problems on the domestic level. However, international arbitrations are far more complex and confusing. Trade Usages and Implied Terms in the Age of Arbitration provides a clear explanation of how usages, and more generally the implicit or implied content of international commercial contracts, are approached by some of the most influential legal systems in the world. Building on these approaches and taking account of arbitral practice, this book explores possible conceptual frameworks to help shape the emerging transnational law of trade usage. Part I covers the treatment and conceptual grounding of usages and implied terms in the positive law of influential jurisdictions. Part II defines the approach to usages and implied terms adopted in the design and implementation of important uniform law instruments dealing with international business contracts, as well as in the practice of international commercial arbitration. Part III concludes the book with an outline of what the conceptual grounding of trade usages could be in the transnational law of commercial contracts.
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On 2 March 2016 the European Commission adopted a proposal for a Council decision authorising enhanced cooperation in the area of jurisdiction, applicable law and the recognition and enforcement of decisions on the property regimes of international couples, covering both matters of matrimonial property regimes and the property consequences of registered partnerships (COM(2016) 108 final).
This stance comes close after the failure, in December 2015, to reach a political agreement among all Member States on the proposals relating to matrimonial property regimes and registered partnerships adopted in 2011.
Over the last few weeks, seventeen Member States – namely Belgium, Bulgaria, the Czech Republic, Germany, Greece, Spain, France, Croatia, Italy, Luxembourg, Malta, the Netherlands, Austria, Portugal, Slovenia, Finland and Sweden – addressed a request to the Commission to propose a decision authorising the establishment of enhanced cooperation between themselves in this field.
As a response, the Commission adopted the aforementioned proposal for a Council decision authorising enhanced cooperation, as well as a proposal for a Council Regulation on jurisdiction, applicable law and the recognition and enforcement of decisions in matters of matrimonial property regimes (COM(2016) 106 final) and a proposal for a Council Regulation on jurisdiction, applicable law and the recognition and enforcement of decisions in matters of the property consequences of registered partnerships (COM(2016) 107 final).
The adoption of the decision authorising enhanced cooperation requires a qualified majority of Member States within the Council and the consent of the European Parliament. The adoption of the two regulations implementing the enhanced cooperation requires unanimity by the participating Member States and the consultation of the European Parliament.
The non-participating Member States will continue to apply their national private international law rules to cross-border situations dealing with matrimonial property regimes and the property consequences of registered partnerships, and will remain free to join the enhanced cooperation at any time.
On 17 March 2016 the Luxembourg Chamber of Commerce will host a conference titled The Luxembourg banker and private international law, organised by the Luxembourg Association of Banking Law Lawyers.
Speakers include Marie-Elodie Ancel (Univ. Paris-Est Créteil), Gilles Cuniberti (Univ. Luxembourg), Michèle Grégoire (Univ. Brussels), Patrick Kinsch (Univ. Luxembourg) and Grégory Minne (Univ. Luxembourg).
The program of the conference is available here.
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