Uno degli obiettivi sottesi all’imminente riforma del regolamento n. 861/2007, istitutivo del procedimento europeo per le controversie di modesta entità, segnalata in un post recente, è quello di assicurare a tale modello, nella pratica, una fortuna maggiore di quella registratasi in questi anni.
Poche, specie in Italia, sono infatti le decisioni pubblicate, rese in applicazione del regolamento, che pure è applicabile dal 1° gennaio 2009.
Vale dunque la pena di dar conto, a titolo di esempio, di un provvedimento pronunciato sulla base del regolamento n. 861/2007, segnalato alla redazione di Aldricus dall’avv. Grazia Ferdenzi di Parma. Si tratta della decisione con cui il 6 febbraio 2014 il Giudice di pace di Parma ha condannato la compagnia aerea EasyJet al pagamento di una somma per il ritardo prolungato subito da alcuni passeggeri.
Questi ultimi avevano basato le proprie richieste sul regolamento n. 261/2004 che istituisce regole comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato, ed avevano convenuto la compagnia aerea di fronte al Giudice di pace di Parma instaurando, appunto, un procedimento europeo per le controversie di modesta entità.
Nella domanda, redatta compilando il Modulo A allegato al regolamento n. 861/2007 (tutti i formulari relativi al procedimento sono reperibili qui), gli attori hanno invocato, per affermare la giurisdizione italiana, le norme europee che disciplinano la competenza giurisdizionale in materia di contratti conclusi con in consumatori. Se è pur vero che il passeggero, in Italia, può essere associato alla figura del consumatore (tanto che sono proprio le associazioni a protezione dei consumatori che si occupano di salvaguardare i diritti dei passeggeri di trasporti aerei alla luce della normativa europea), ai fini dell’individuazione dell’organo competente in controversie a carattere transnazionale che coinvolgano un consumatore, questa nozione deve essere intesa in maniera autonoma.
L’art. 15, par. 3 (“competenza in materia di contratti conclusi dai consumatori”), del regolamento (CE) n. 44/2001 concernente la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale (qui applicabile ratione temporis, oggi sostituito dal regolamento (UE) n. 1215/2012), esclude espressamente l’applicazione della sezione relativa ai contratti conclusi da consumatori “ai contratti di trasporto che non prevedono prestazioni combinate di trasporto e di alloggio per un prezzo globale”.
Varrebbe, semmai, il foro del contratto, come determinato in base all’art. 5, punto 1, del regolamento (CE) n. 44/2001. Nello specifico, nel caso Peter Rehder (9 luglio 2009, causa C‑204/08), la Corte di giustizia ha chiarito che il contratto di trasporto concluso con una compagnia aerea deve essere interpretato quale contratto di prestazione di servizi, ai fini del quale la competenza giurisdizionale deve essere individuata nell’autorità giurisdizionale del luogo “situato in uno Stato membro, in cui i servizi sono stati o avrebbero dovuto essere prestati in base al contratto” (art. 5, punto 1, lett. b), secondo trattino). Ciò premesso, la Corte ha specificato che il giudice competente a conoscere di una domanda di compensazione pecuniaria basata sul contratto di trasporto concluso da un passeggero con una compagnia aerea e sul regolamento (CE) n. 261/2004, che istituisce regole comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato, è quello “a scelta dell’attore, nella cui circoscrizione si trovano il luogo di partenza o il luogo di arrivo dell’aereo quali indicati in detto contratto”.
Negli atti del procedimento dinanzi al Giudice di Parma, rileva anche il fatto che il provvedimento non sia stato emesso mediante la compilazione del Modulo D, come (non solo raccomandato, ma) formalmente prescritto dal regolamento n. 861/2007. La mancata osservanza della forma pregiudica l’elevato grado di standardizzazione che connota questo regolamento e, di conseguenza, la circolazione delle decisioni emesse all’esito del relativo procedimento.
In Chevron Corp v Yaiguaje, the Canadian Supreme Court confirmed the country’s flexible approach to the jurisdictional stage of recognition and enforcement actions. I have reported on the case’s overall background before. More detail on the case is provided here by Border Ladner Gervais, as do McMillan (adding a critical note) here, and I am happy to refer – suffice to say on this blog that an accommodating approach to the very willingness of courts to entertain a recognition and enforcement action is not as such unusual to my knowledge. It is very much a case of comity to at least not blankly refuse to hear the case for enforcing a judgment issued by a foreign court.
Much more challenging will be the merits of the case, for one imagines the usual arguments against will certainly exercise the Canadian courts.
Finally, even if Chevron assets in Canada were not to suffice to meet the considerable award (in particular if the courts further down the line were to keep the mother company out of the action), any success in Canadian courts, however small, no doubt will serve applicants’ case for recognition in other jurisdictions.
Geert.
Les mesures ordonnées à la suite d’une déclaration d’irresponsabilité pénale pour cause de trouble mental ne sont pas des peines au sens de l’article 7, § 1, de la Convention européenne des droits de l’homme et le principe de non-rétroactivité n’a donc pas vocation à s’appliquer.
En carrousel matière: Oui Matières OASIS: NéantAprès avoir souverainement estimé, hors toute dénaturation, qu’aucun document de nature à servir à la motivation défaillante n’avait été produit, l’attestation du juge étranger ayant statué n’étant pas de nature à en constituer un, la cour d’appel en a exactement déduit que la décision étrangère n’était pas conforme à la conception française de l’ordre public international de procédure.
En carrousel matière: Non Matières OASIS: ExequaturIl terzo fascicolo del 2015 di Internationales Handelsrecht ospita un articolo di Kasper Steensgaard intitolato Battle of the forms under the CISG – one or more solutions? (p. 89-94), dedicato alle soluzioni ricavabili dalla Convenzione di Vienna sulla compravendita internazionale di beni mobili del 1980 (CISG) circa il conflitto fra condizioni generali di contratto, o “battaglia dei formulari”, cioè la situazione che si verifica allorché, in sede di formazione del contratto, le parti si richiamino a condizioni generali fra loro divergenti.
Il problema, che dev’essere affrontato nell’ottica dell’art. 19 CISG, relativo all’accettazione della proposta contrattuale, consiste fondamentalmente nello stabilire se per effetto dell’emissione di dichiarazioni negoziali corredate da un richiamo alle rispettive condizioni generali, si sia formato un vincolo contrattuale fra le parti e, laddove la risposta sia positiva, quale ne sia il contenuto.
L’autore dell’articolo, attraverso un’indagine incentrata soprattutto sulla giurisprudenza sviluppata negli Stati Uniti e in Germania, analizza le due principali soluzioni proposte in quest’ambito, costituite, rispettivamente, dalla last-shot rule e dalla knock-out rule.
La prima soluzione è, per Steensgaard, quella preferibile, trattandosi del derivato “logico e naturale” del principio della corrispondenza fra proposta e accettazione (“mirror image principle”), sancito all’art. 19, par. 1, CISG. Di fatto, l’oblato, quando replica alla proposta richiamando le proprie divergenti condizioni generali, emette una controproposta: se l’offerente non reagisce, la dichiarazione negoziale dell’oblato (il “last shot”), se seguita dall’accettazione anche tacita dell’altra parte, condurrà alla conclusione di un contratto conforme agli standard terms richiamati dallo stesso oblato. Questi, in pratica, delinea i contenuti del contratto, in assenza di obiezioni ad opera dell’altra parte, mediante il richiamo alle proprie condizioni. Una simile conclusione si impone, peraltro, solo quando alla parte che finisce col soccombere nella “battaglia” delle condizioni generali sia imputabile un’accettazione almeno implicita, ad esempio mediante fatti concludenti, non essendo sufficiente a questo fine una mera inerzia.
La seconda soluzione, vale a dire la knock-out rule, implica invece un raffronto tra proposta e accettazione allo scopo di estrapolare dalle condizioni generali di entrambe le parti tutti e soltanto gli elementi comuni, che costituiranno il contratto, estromettendo i termini divergenti, i quali verranno sostituiti dal corrispondente regime legale. Senonché, stando all’autore dell’articolo, la knock-out rule, che pure ha il pregio di valorizzare il consenso delle parti, mal si concilia con i dati offerti dalla Convenzione.
A tal proposito, merita di essere segnalato il contrario parere del CISG Advisory Council (Opinion No 13, punto 10), favorevole al knock-out approach, in linea con quanto previsto in materia dai Principi Unidroit e nonostante il potenziale contrasto con la lettera dell’art. 19 CISG. L’applicabilità della knock-out rule viene giustificata facendo leva sull’art. 6 CISG, che consente alle parti di derogare la Convenzione, valorizzando la loro autonomia come principio generale della CISG: se esse concordano sull’applicazione di alcuni termini, comuni ad entrambe, e manifestano la volontà di incorporarli nel contratto, tale loro accordo prevale sulla CISG.
Ulteriori informazioni sul fascicolo, compreso il sommario, sono reperibili a questo indirizzo.
La Commission européenne a adressé au Parlement européen et au Conseil, le 9 septembre 2015, une communication donnant une vue d’ensemble des possibilités pour les acheteurs publics de mettre rapidement à disposition les infrastructures, fournitures et services de première nécessité.
En carrousel matière: Oui Matières OASIS: NéantEn subordonnant l’octroi d’un congé parental aux hommes à la condition que leur épouse ne soit pas disponible pour élever leur enfant, le code grec prive les hommes d’un droit minimal fondamental et perpétue une distribution traditionnelle des rôles qui constitue une discrimination directe fondée sur le sexe contraire à la directive sur l’égalité de traitement en matière d’emploi.
En carrousel matière: Non Matières OASIS: NéantCopropriété
Avocat
Conflit de lois ; contrat
Intellectual Property and Private International Law, a cura di Paul Torremans, Edward Elgar, 2015, pp. 880, ISBN 9781783471423, GBP 265.
[Dal sito dell’editore] This collection, made possible by the recent convergence of intellectual property and private international law as critical disciplines, brings together the most important papers on these now linked subjects. More and more issues of private international law arise in the area of intellectual property, and the articles selected chart the route that both disciplines have covered together, discussing bridges built and dead-ends reached. Also looking forward to the future of the subject, with an original introduction by Professor Paul Torremans, Intellectual Property and Private International Law will prove to be an essential research tool for all students, academics and practitioners working in this fast-developing area.
Maggiori informazioni, compreso il sommario dell’opera, sono disponibili a questo indirizzo.
Dr. Christoph Reithmann and Professor Dr. Dieter Martiny (editors) have just published a new edition of their standard treatise on international contract law: Internationales Vertragsrecht – Das internationale Privatrecht der Schuldverträge, 8th. ed., Cologne (Dr. Otto Schmidt) 2015.
This 2348-pages strong volume is universally acknowledged as one of the leading works on international contract law in the German language. It features in-depth analyses not only of the Rome I-Regulation, but also of various aspects not dealt with in Rome I, such as capacity and agency. Moreover, it also contains a chapter on choice of law under the Rome II Regulation. The book has been written by a team that is made up of renowned German and Swiss PIL scholars and practitioners. Highly recommended! For further information, see the publisher’s website here.
The exam season is over, otherwise Goldhar v Haaretz would have made a great case for comparative analysis. Instead this can now feed into class materials. This is an interlocutory judgment on the basis of lack of jurisdiction and /or abuse of process. Plaintiff lives in Toronto. He is a billionaire who owns i.a. Maccabi Tel Aviv. (Chelsea’s first opponent in the Champions League. But that’s obviously an aside). Mr Goldhar visits Israel about five or six times per year. Defendant is Haaretz Daily Newspaper Ltd. which publishes Haaretz, Israel’s oldest daily newspaper (market share about 7%). It also publishes an English language print edition. Haaretz is published online in both English and Hebrew.
Haaretz published a very critical article on Mr Goldhar in November 2011. The print version was not published in Canada, in either English or Hebrew. However, Haaretz was made available internationally on its website in Israel in both Hebrew and English – the judgment does not say so specifically however I assume this was both on the .co.il site – even if currently Haaretz’ EN site is available via a .com site.
Information provided by the defendants reveals that there were 216 unique visits to the Article in its online form in Canada. Testimony further showed that indeed a number of people in Canada read the article – this was sufficient for Faieta J to hold that a tort was committed in Ontario and thus a presumptive connecting factor exists. Presumably this means that the court (and /or Canadian /Ontario law with which I am not au fait) view the locus delicti commissi (‘a tort was committed’) as Canada – a conclusion not all that obvious to me (I would have assumed Canada is locus damni only). Per precedent, the absence of a substantial publication of the defamatory material in Canada was not found to be enough to rebut the finding of jurisdiction.
Forum non conveniens was dismissed on a variety of grounds, including applicable law being the law of Ontario (again Ontario is identified as the locus delicti commissi: at 48). Plaintiff will have to cover costs for the appearance, in Canada, of defendants’ witnesses. Importantly, plaintiff will also only be able to seek damages for reputational harm suffered within Canada.
I can see this case (and the follow-up in substance) doing the rounds of conflicts classes.
Geert.
Non renvoyée au Conseil constitutionnel
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